Sinopsis
Napoli 1888. Cinico, donnaiolo e scialacquatore, il barone Carlo Coriolano di Santafusca, discendente da una nobile famiglia decaduta, conduce una vita oziosa e dissoluta. Per ripagare i propri debiti è costretto a vendere l’antica casa dei suoi antenati. Ma presto un’idea truce gli si affaccia alla mente: uccidere prete Cirillo, un ambiguo sacerdote, gretto, usuraio e speculatore, il quale ha fama di mago presso il popolino che gli fa continue pressioni per carpirgli i numeri da giocare a lotto. Dopo il delitto, il barone si sbarazza del suo corpo gettandolo in un pozzo abbandonato e, appropriatosi delle ingenti fortune accumulate dal prete grazie alle vincite al lotto e all’usura, può finalmente continuare la sua vita di dissolutezze e di sperperi. Fino a quando un misterioso cappello sacerdotale sfuggito alla sepoltura non appare improvvisamente sulla scena, trascinando il protagonista in un’audace serie di avventure e di allucinazioni ai limiti della follia.
Uscito nel 1888, “Il cappello del prete” è considerato uno dei primi veri romanzi polizieschi italiani. Fu pubblicato a puntate, dapprima sul quotidiano milanese “L'Italia” e poi sul “Corriere di Napoli”. Nello stesso anno, dopo il grande successo presso i lettori, l’editore Treves lo pubblicò nell’edizione integrale qui presentata. In uno stile narrativo avvincente e scorrevole, agganciandosi alle tematiche del Dostoevskij di “Delitto e castigo” e facendo appello non solo ai moduli del giallo ma anche a quelli del gotico (un prete-mago, un efferato delitto, un pozzo in un’antica villa abbandonata, un misterioso cappello che sembra dotato di vita propria), “Il cappello del prete” affascina ancora oggi il lettore e lo conquista non solo in virtù dei fervidi colpi di scena, ma anche grazie alla vivida delineazione psicologica dei personaggi, mossi dalle più sordide e cupe passioni umane: l’avidità, l’ossessione, il senso di colpa, il terrore, l’angoscia e il rimorso.